giovedì 9 agosto 2012

Lido di Venezia: San Nicolò

Come ho anticipato nei post precedenti, questa volta vi parlerò delle zone meno frequentate dell’isola, dove si nascondono tesori naturalistici, artistici e storici che forse sono noti ad una bassa percentuale dell’immenso numero di turisti che invadono la città lagunare.
Le zone del Lido che vorrei raccontarvi sono quelle indicate nella mappa riportata sotto con il numero 1 (San Nicolò: monumenti, spiaggia, molo e faro), il 4 (i Murazzi e Malamocco) e il 5 (Alberoni: spiaggia, dune e pineta).


In questo post mi limiterò a parlare di San Nicolò, rimviando ai prossimi gli altri argomenti
L’estremità nord-est dell’isola ha avuto sempre un’importanza decisiva nella storia dell’antica repubblica marinara. È stato nei secoli il principale accesso alla città dal mare e ancor oggi tutto il traffico navale turistico e commerciale passa attraverso la bocca di porto di Lido, tra la lunga diga (il molo di oltre 3 Km.) di San Nicolò e quella di Punta Sabbioni, dove termina la penisola del Cavallino, come si vede nella foto aerea e in quella satellitare, nella quale si può ammirare anche la spiaggia di cui parlo più avanti.


Trovandosi sulla riviera, cioè la strada che si affaccia sulla laguna e che corre parallela ad essa, oppure sulla spiaggia, di cui si ha una visione completa nella foto 2, non è difficile assistere a spettacoli come quelli della foto successiva, cioè vedere quelle città galleggianti che sono le navi da crociera passare a pochi metri dalla riva, cosa che ora è oggetto di polemiche.


La mappa che segue ripropone la vista della foto satellitare. Vi sono indicate le rotte mediterranee che percorrono il canale di san Nicolò. Ma v’è indicato anche il punto di attracco che collega, tramite ferry boat, il Lido al porto marittimo di Venezia (isola del Tronchetto, più precisamente: al termine del Ponte della Libertà).


Se venite al Lido con qualsiasi mezzo su ruote è qui che sbarcherete.
Comunque arriviate, vi consiglio di portarvi una bicicletta. Il Lido si visita in bici. È un’isola piatta, lunga 12 Km, ed è un paradiso per i cicloturisti. In certi punti solo due strade la percorrono in senso nord-sud o viceversa ed una delle due è una splendida pista pedonabile/ciclabile.
Visto che siete appena sbarcati dal ferry, girate subito a sinistra. A pochi metri da voi, ecco il ponte di San Nicolò, di impianto romano, e, subito dopo, la chiesa e il monastero dedicati al santo omonimo. Il chiostro è da vedere. La chiesa ha un’importanza storica fondamentale nella vita di Venezia. Vi dirò tra poco.
Già che siete lì, poco più indietro c’è l’antico cimitero ebraico del XV e XVI secolo, un vero capolavoro dell’arte funeraria immerso nella natura.



San Nicolò, essendo affacciato sul canale d’accesso principale alla città è stato sempre un punto molto delicato per la Repubblica Serenissima. Si tratta quindi di un luogo notevolmente fortificato.
Ci sono il Forte, di cui si possono ancora ammirare le mura, il ridotto, e altri edifici di natura militare, quasi tutti di origine rinascimentale, poi riadattati in epoche successive. Ancor oggi una parte della zona è di proprietà militare. Fino a qualche anno fa erano di stanza qui i lagunari del celebre battaglione San Marco. Di conseguenza, alloggiare in zona significava sentirsi scandire la giornata dal suono della tromba che, dall’adunata del mattino al silenzio della tarda sera, ritmava i tempi della vita di caserma.
Ma San Nicolò è una felice sintesi di insediamenti militari, religiosi, civili destinati ad uso pubblico e residenziale privato, dal lato della laguna.
Trasferiamoci ora sulla spiaggia.
Da qui si può accedere al molo. La passeggiata al faro è un’emozione intensa. La lunga diga si può percorrere anche in bicicletta.
Da qui si può vedere tutta l’isola e si distinguono benissimo il bianco Hotel Des Bains, costruito nel 1900, e l’altrettanto lussuoso Hotel Excelsior, dall’architettura moresca, edificato nel 1907 e mèta di celebrità della belle époque.
Dall’altra parte, lo sguardo può spaziare sulla penisola del Cavallino fino a Jesolo.
Ammirando la foto 1 ci si fa un’idea di quanto possa essere un’avventura psicologica e spirituale questa pedalata (o camminata) tra mare aperto e canale.
Nelle due foto successive ci si fa un’idea ancor più chiara. La scritta di un frequentatore esprime in modo eloquente l’atmosfera magica che si “respira” al termine del lunghissimo molo.



Qui ci troviamo in un luogo cruciale per la storia della Serenissima. Qui, dove mare e laguna s’incontrano, avviene da più di mille anni una delle più antiche celebrazioni veneziane: lo Sposalizio del Mare.
Il giorno dell’Ascensione (il giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua, ma in Italia viene celebrata la domenica successiva) ancor oggi si svolge l’antico rito con cui Venezia ha sempre affermato il proprio dominio navale, commerciale e militare. Il rituale era divenuto sempre più complesso nei secoli (toccando l’apice nel ‘500, come si vede nella stampa sotto) e si è sempre svolto alla presenza di tutte le autorità politiche, civili e religiose. La benedizione delle acque e il lancio in mare dell’anello d’oro ne costituiscono il momento saliente. Il corteo delle imbarcazioni delle autorità e di privati cittadini si muoveva da San Marco subito dopo la Messa e, al ritorno, si fermava a San Nicolò per la preghiera e un lauto pranzo che durava fino a sera. L’indole veneziana che induce ad integrare sacro e profano portò ben presto a istituire la Fiera della Sensa (l’Ascensione, appunto), dove alle merci esotiche provenienti dai commerci veneziani si affiancavano i prodotti raffinati dell’artigianato locale. Lo Sposalizio del Mare è insomma un evento in cui gli aspetti politici, culturali, religiosi, gastronomici e commerciali convivono perfettamente ed è questa una lezione che anche qualche amministratore di oggi dovrebbe apprendere.


Ma è giunto il momento di tornare sulla spiaggia (quella che si vede nella foto satellitare all'inizio), che rappresenta un habitat naturale di estremo interesse, dove sopravvive, quasi intatto, l’ecosistema originario delle coste sabbiose dell’Alto Adriatico, studiato dai maggiori botanici. Possiamo dire che a San Nicolò, come ad Alberoni (ne parlerò un'altra volta) è possibile vedere come si presenterebbe il litorale dell’alto Adriatico, se non fosse stato trasformato quasi tutto, senza soluzione di continuità, in una spiaggia tipo Rimini.
Purtroppo, a San Nicolò i lavori per il MOSE hanno pesantemente vandalizzato una parte della spiaggia a ridosso della diga, compromettendo l’equilibrio ambientale che consentiva la nidificazione di rari uccelli marini (come i fratini e i fraticelli), che ora si sta cercando di far tornare. Sulla spiaggia vive comunque una nutrita colonia stabile di gabbiani reali che verso il tardo pomeriggio scende sulla sabbia per la siesta e per integrare la merenda con le offerte dei bagnanti.


Di questo ecosistema si innamorarono poeti come George Gordon Byron, che vi lanciava al galoppo il suo cavallo, e Johann Wolfgang Goethe, che passeggiava tra le dune per intere giornate, incantato dalla sabbia dorata e dalla vegetazione che studiava con gli occhi dell’esperto botanico. Poi, l’isola d’oro, che in seguito si trasformò in parte nell’isola-giardino, divenne una tappa obbligata del Grand Tour.
Ma per ritrovare intatto l’ambiente litoraneo, che a San Nicolò ha subito qualche aggressione, nel prossimo post parlerò di Alberoni. 

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