lunedì 7 dicembre 2009

Venezia sott'acqua

"Da qui al 2100, addio Maldive. Ma anche addio a un bel pezzo di Manhattan, una larga fetta di Londra, di Hong Kong, più mezzo Bangladesh. E, naturalmente, Venezia. Tutto destinato a finire sott'acqua, con buona parte delle coste di tutto il mondo, per un innalzamento generale del livello dei mari di quasi un metro e mezzo. È una previsione molto più pessimistica di quella ufficiale, formulata dall'Intergovernmental Panel on Climate Change, la commissione Onu sull'effetto serra, che si era fermata a meno della metà: 59 centimetri di innalzamento per fine secolo. Nello studio - Il cambio climatico in Antartide e l'ambiente - redatto da nove scienziati (fra cui l'italiano Guido Di Prisco), con il contributo di oltre 100 ricercatori, per conto del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca Antartica, invece, si sostiene che i mari si alzeranno, di almeno 1,4 metri. Non si tratta di scienziati contro scienziati. Le previsioni dell'Ipcc, infatti, non tenevano conto del possibile contributo dello scioglimenti dei ghiacci al Polo Sud nell'innalzamento dei mari. E non ne tenevano conto per un'ottima ragione: i ghiacci del Polo Sud, complessivamente, non si stanno sciogliendo. Ma il nuovo studio, definito il primo rapporto esauriente sul clima dell'Antartide, risolve questo mistero, sgombrando il campo da uno degli argomenti preferiti degli scettici dell'effetto serra, e avverte che l'eccezione Antartide è destinata a finire molto presto, con un impatto devastante sulle coste e sulla vita dell'uomo" ("Si scioglie il Polo Sud, addio Maldive fra 100 anni" di Maurizio Ricci, La Repubblica, 7 dicembre 2009).



Questa è una delle bocche di porto della laguna veneta, dove si sta costruendo il MOSE, il sistema di dighe mobili che dovrebbero salvaguardare Venezia dall'acqua alta. E' un'opera gigantesca e molto costosa, su cui si possono conoscere tutti i dettagli visitando il sito SAL.VE.
Al di là del dibattito sull'efficacia reale che l'opera conclusa avrà effettivamente, la notizia riportata sopra mette totalmente in discussione l'utilità di quersto intervento, se non si mettono in atto altre iniziative e comportamenti, anche quotidiani, di riduzione delle emissioni di CO2. Il nuovo studio sostiene che i mari si innalzeranno di un metro e mezzo o poco meno. Le dighe mobili si innalzano sul livello del mare di un solo metro. Già questo basta a dare l'idea dell'inutilità di certi progetti che cercano soltanto di tamponare i danni provocati da dissennate politiche economiche globali e locali. Non solo il MOSE ma le stesse isole di litorale, che si vedono nella foto e che proteggono la laguna dal mare Adriatico, saranno sommerse completamente!

lunedì 2 novembre 2009

Tutti in coda



Viaggio da Milano a Venezia via Bologna Venerdì 30 Ottobre 2009, partenza verso le otto e mezza del mattino. Prevista nebbia, ma non c'è o è molto alta: la visibilità è buona. C'è traffico regolare ma sui tabelloni luminosi sono già annunciate code a tratti sul raccordo di Bologna. Dopo Modena l'autostrada è a quattro corsie ma il traffico non migliora, anzi le corsie sono quasi tutte occupate. Paradossalmente sono spesso più libere le prime due, la terza e la quarta quasi mai.


Dopo il bivio per Ancona e Padova faccio benzina, quando riparto c'è già la coda. Ho già fatto questo viaggio varie volte e decido di uscire per prendere la tangenziale che fiancheggia l'autostrada. Buona idea: qualche codina a tratti anche in tangenziale ma alla mia sinistra, sul raccordo a tre corsie per Padova e Ancona, sono tutti fermi. Rientro sulla Bologna-Padova e il traffico è scarso, ma nella carreggiata opposta verso Bologna sono tutti fermi in coda, una coda che continua per più di dieci Km.


Le quattro corsie della Modena-Bologna e le tre corsie del raccordo Bologna-Ancona sono state completate da poco e sono sempre intasate. Non c'erano incidenti, era solo l'effetto imbuto di un traffico da mattina di un giorno feriale qualsiasi. Ora io mi chiedo questo: che cosa succederà nei prossimi anni? Si realizzerà una quinta corsia sulla Modena-Bologna? E una quarta sul raccordo bolognese? e si dovrà fare la terza corsia sulla Padova-Bologna, almeno sul tratto finale? E poi, negli anni successivi? Bisognerà passare a sei corsie sulla MO-BO? a cinque sul raccordo? a quattro sulla PD-BO? e cosi via?


Mi ricordo di aver letto su La Repubblica del 16 Ottobre 2009, in un articolo di Vincenzo Foti ("Trasporto merci su rotaia, in Italia è in via di estinzione") che in "Italia appena il 9,9% dei prodotti viene caricato sui treni contro l'11,8% dell'Inghilterra, il 15,7% della Francia e il 21,4% della Germania. In Europa la media si aggira intorno al 17% [...] Mentre la quantità di merce movimentata sui binari sfiora a fatica il 10%, quella trasportata sui camion - che si avventura su autostrade tipo l'A3 Salerno-Reggio Calabria - supera il 60% (Conto nazionale dei Trasporti 2009). Stando invece allo studio di Eurostat i tir vincono addirittura al 90% [...] In Italia non si è fatto e non si fa nulla [...] La Francia ha invece intenzione di investire sulle merci per ferrovia, tanto che alcuni treni Tgv sono stati appositamente adibiti per garantire alle derrate stesse viaggi rapidi ed efficienti. Da noi il ministero dei Trasporti ha delegato tutto alle Ferrovie, per le quali però i treni merci rappresentano un buco nero [...]".


Ieri sera, Domenica 1 Novembre 2009, su RaiTre, nella trasmissione Report è stato dato un quadro esauriente della situazione generale del trasporto merci e di quello pendolare. Ora è del tutto evidente che solo investendo sul trasporto merci e sul trasporto regionale per i pendolari, rendendoli entrambi più sicuri, più efficienti, più vantaggiosi e più comodi, si può ridurre il traffico su gomma che costituisce un problema già enorme, ma destinato inoltre a peggiorare nel tempo, con tutti i problemi economici ed ecologici che questo comporta.

domenica 25 ottobre 2009

La sopravvivenza del pianeta ha il numero 350






Ecco un'iniziativa fondamentale (il testo è tratto da Europaquotidiano):
"Oggi, sabato 24 ottobre, centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo manifestano per chiedere la riduzione delle emissioni di anidride carbonica sul pianeta. Lo fanno partecipando a gare ciclistiche, dibattiti, scalate in montagna, conferenze, partite di calcio, baseball e pallacanestro, lanci collettivi in bunjee jumping, concerti e altre iniziative di ogni genere (3.422 in 176 paesi nei cinque continenti) che hanno in comune un numero, il 350, e l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sulle autorità perché si occupino finalmente del problema.350 rappresenta un rapporto fondamentale per la nostra vita sul pianeta, quello tra le molecole di anidride carbonica (CO2) per milione di tutte le altre molecole presenti nella nostra atmosfera.Se la quantità di CO2 fosse ferma a 350 parti per milione la vita sulla Terra sarebbe ancora sicura, ma sono anni che l’equilibrio è saltato e l’anidride carbonica ha superato quota 390.Gli effetti del cambiamento sono visibili e in continuo aumento, eppure pochi governi sembrano aver capito che è ora di correre ai ripari facendo della questione ambientale il centro della loro iniziativa politica a lungo termine. «350 deve diventare un mantra da recitare appena svegli e prima di addormentarsi», dicono gli attivisti della sede centrale di 350.org a Berkeley, California, capitale del movimento ecologista e polo organizzativo dell’International Day of Climate Action. Quasi tutti giovanissimi e decisi a cambiare le cose diffondendo innanzitutto informazioni scientificamente fondate al maggior numero possibile di cittadini".

venerdì 23 ottobre 2009

L'innalzamento dei mari




Ecco un'altra ottima notizia tratta da La Repubblica del 23 Ottobre 2009 ("La profezia della NASA: 'i mari più alti di 7 metri'" di Antonio Cianciullo):



È chiamato il "padre del riscaldamento climatico". E in effetti finora
James Hansen, 68 anni di cui 28 spesi alla guida del Goddard Institute for Space
Studies della Nasa, le ha indovinate tutte. Nel 1981 scrisse che il decennio
successivo avrebbe segnato un picco di caldo e la previsione si avverò. Poi,
all'inizio dei Novanta, disse che il primo decennio del nuovo secolo avrebbe
battuto il record precedente e anche stavolta i fatti gli diedero ragione.
Speriamo che adesso si sbagli perché lo scenario che disegna è da incubo: un
aumento del livello dei mari di sette metri a fine secolo.




lunedì 19 ottobre 2009

La scomparsa del Polo Nord





"Dopo 73 giorni di lavoro tra i ghiacci del Polo Nord, durante i quali sono stati percorsi a piedi 435 km e raccolti 6.000 dati, le proiezioni sul futuro della calotta polare sono alquanto allarmanti: entro 20 anni, durante l'estate, sarà totalmente libera di ghiacci. Ma già tra una decina di anni i ghiacci estivi saranno notevolmente ridotti. A tali conclusioni sono giunti i ricercatori del Catlin Arctic Survey, che in marzo hanno intrapreso l'avventura scientifica al Polo Nord" ("Polo Nord la fine è più vicina" di Luigi Bignami, La Repubblica, 16 Ottobre 2009).
Ottima notizia, vero?

sabato 17 ottobre 2009

Tutela del paesaggio italiano



"Via libera a nuove colate di cemento sui litorali sardi. Sotto attacco la fascia di 300 metri dal mare. Almeno per possibili ampliamenti di alberghi, residence e strutture turistiche (sino al 25% delle volumetrie esistenti). Secondo il centrosinistra e gli ambientalisti, l'inversione di tendenza rappresenta un primo, durissimo colpo alla legge salvacoste varata nel 2004 dall'ex governatore Renato Soru. A dare il disco verde è stato il consiglio regionale. Il testo sull'edilizia, che in qualche misura comincia ad attuare il piano casa nazionale su scala isolana, è stato approvato ieri mattina: 39 i favorevoli, 20 i contrari, 1 astenuto. Ha votato sì l'intero schieramento di centrodestra che sostiene il presidente, Ugo Cappellacci, a suo tempo fortemente voluto da Silvio Berlusconi come candidato alla guida della giunta sarda." ("Torna il cemento sulle coste sarde" di Piergiorgio Pinna, La Repubblica, 17 Ottobre 2009).
Non era prevedibile?