venerdì 17 agosto 2012

Architettura, urbanistica e follia

La psicostazione FS di Parma è stata già oggetto di un post precedente, per illustrare la megalomania della gigantesca copertura trasparente in plexiglas che costringe i viaggiatori per cinque-sei mesi all'anno ad attendere i treni in una vera e propria serra sotto i raggi del sole battente.
Ma è l'intero progetto di ristrutturazione della stazione e delle aree limitrofe a costituire un esempio mostruoso di follia progettuale, in cui speculazione edilizia, psicopatologia, spreco enorme e insensato di risorse pubbliche, devastazione ambientale e urbanistica, pessima amministrazione e tanto altro ancora si connettono in un intreccio perverso che ha pochi uguali.
Lo stravolgimento della piazza antistante la vecchia stazione, con abbattimento di alberi secolari, con lavori pluriennali per scavare una rampa discendente sotto la vecchia stazione, che diventa così una stazione sospesa sopra una strada (vedi foto), ma che ora è completamente svuotata per essere poi ristrutturata (ma, per mancanza di risorse gettate al vento con un progetto monumentale, avveniristico e folle, è un guscio vuoto per chissà quanti anni ancora); altri scavi nel piazzale di servizio sulla parte posteriore a nord della ferrovia, per costruire un edificio a uso misto, con due ali perpendicolari ai binari che quasi si chiudono a ferro di cavallo intorno alla strada che vi giunge da sud, dalla parte antistante alla stazione; la rimozione temporanea (vedi foto) del celebre monumento a Vittorio Bottego che costituiva un unicum nella piazza della stazione e che sarà riposizionato ma con modifiche discutibili.







Questi sono alcuni degli aspetti più inquietanti del grado di follia che può raggiungere l'amministrazione di una  città per lasciare il segno, purtroppo molto negativo, del proprio passaggio.
Tutto questo è stato concepito dalla giunta comunale parmense che ha affidato il progetto allo studio dell'architetto spagnolo Oriol Bohigas, che ha così ideato "una piazza lunga 160 metri che collegherà, passando sotto la ferrovia, il piazzale della stazione con la parte nord". In origine sotto la piazza doveva essere collocata la stazione principale della metropolitana, mentre a nord vi sarà un parcheggio sotterraneo per 800 auto e a ovest la stazione delle corriere.
Tutti questi lavori sono iniziati nel marzo 2007 e hanno comportato la costrzuione di una stazione temporanea con copertura in plexiglas trasparente (naturalmente) che è tuttora in funzione ed ha creato e sta creando disagi incredibili a tutti i passeggeri.
Per avere un'idea precisa di tutta questa conclamata pulsione distruttiva il sito http://www.parmaitaly.com/stazione.html fornisce una documentazione fotografica precisa e molto eloquente. Le immagini sono esclusive e non si possono pubblicare e ovviamente lo scopo per cui vengono mostrate è tutt'altro che critico.
Consultare questo sito, che mostra l'area della stazione com'era prima, le varie fasi dei lavori e il progetto finale dell'area stazione futura (chissà quando) è davvero molto istruttivo per avere un'idea di come si possa, per ragioni forse in fondo imperscrutabili, violentare gli ambienti e gli ecosistemi senza alcuno scrupolo e gettare al vento risorse economiche che sarebbero molto meglio utilizzate per conservare e migliorare le situazioni già esistenti.

lunedì 13 agosto 2012

Lido di Venezia: Malamocco e i Murazzi



Questo ultimo post alla scoperta del Lido di Venezia è dedicato a Malamocco e ai Murazzi.
Malamocco (indicato dal numero 4 nella mappa) è una località di grande importanza nella storia della Serenissima. Sembra sia stato il primo e il più antico insediamento umano nella laguna veneta e sicuramente, dal V al IX secolo, è stato il capoluogo della Venetia bizantina, uno dei porti più importanti dell’alto Adriatico, sede del Doge e del Vescovo. Allora si chiamava Metamaucum ed è nel suo porto che giunsero dall’Oriente le spoglie di San Marco, nel cui nome è cresciuta l’intera storia della regina dei mari.
Divenuta insicura sia per motivi militari che naturali (era molto esposta alla furia delle mareggiate), perse parte della sua importanza e i centri del potere vennero trasferiti sulle isole dove sorgerà la Civitas Rivoalti, l’odierna Rialto, nucleo della Venezia che tutti ora conoscono e visitano.
Nel XII secolo Metamauco fu completamente distrutta da una violentissima mareggiata e ricostruita nell’attuale posizione al centro dell’isola. Come si può vedere dalla mappa sotto (il cerchio rosso la identifica) e dalla foto successiva (vista dalla laguna), è circondata da un canale che la rende quasi un’isola a sé.




Dopo la ricostruzione, fu sottoposta a grandi lavori di rialzo del suolo e di protezione dalle maree e dalle acque alte, interventi che interessarono l’intero Lido (isola che ha un’altitudine massima di 3 metri sul livello del mare e, in certe zone, è prossima allo zero). Ne parlerò di nuovo, nel capitolo sui Murazzi.
Il canale con le barche in rimessaggio, il borgo antico con le case di età rinascimentale dai colori pastello e le finestre a bifora, la casa del Podestà del XV secolo, la Chiesa del XII secolo (rimaneggiata successivamente), l’antica fortezza sul mare, le calli e i campielli, il campo grande che guarda la laguna, la casa dove ha abitato Hugo Pratt, la celebre trattoria dove passava le serate (frequentata anche dal suo personaggio Corto Maltese), danno una chiara idea di come dovesse essere la vita di Venezia nel passato.












I Murazzi oggi sono una pista ciclo-pedonale tra le più belle: l’Adriatico da una parte e dall’altra i canneti, gli orti, le carciofaie, i giardini, i prati, l’antica fortezza di Malamocco, lontano da ogni tipo di traffico urbano. Dalla zona Ca’ Bianca, dove termina il Lungomare (zona 3 della mappa all'inizio), fino alla spiaggia di Alberoni. di cui ho parlato nel post precedente (zona 5 della mappa all'inizio), i Murazzi sono una categoria dello spirito, un’avventura interiore, un modo diverso di vivere il rapporto col mare. Sulle piccole dighe a pettine che difendono il litorale dalle mareggiate, si può stare in perfetta intimità e udire solo il rumore del mare che s’infrange sugli scogli, con dolcezza o con violenza, e con tutte le gradazioni intermedie (nelle foto, l'inizio dei Murazzi in zona Ca' Bianca visti da nord, il loro punto d'arrivo alla spiaggia di Alberoni, visti da sud, e una veduta dall'alto).




La loro importanza storica è notevole. Costituiscono una delle “grandi opere” realizzate dalla Serenissima per proteggere l’isola e la laguna dal mare. Sono stati costruiti in pietra bianca d’Istria nel XVIII secolo e, in seguito, rafforzati, con interventi anche recenti (soprattutto dopo la tragica inondazione del 1966).




Sono la vera spina dorsale ciclo-pedonale del Lido, isola che si può percorrere tutta in bicicletta da nord a sud e viceversa, dal faro di San Nicolò, lungo la diga di 3 Km, poi sulla strada che costeggia la spiaggia, un breve tratto all’interno, nella zona dell’Ospedale marino (che si affaccia direttamente sulla sabbia), poi viene il “tunnel” rigogliosamente alberato del Lungomare e, dove finisce quest’ultimo, iniziano i Murazzi, 5-6 kilometri fino alla spiaggia di Alberoni. Volendo, si può continuare sulla spiaggia (ci vuole una mountain bike sulla sabbia compatta della battigia), oppure sulla strada, e raggiungere l’altra diga, fino al faro di Alberoni (altri 2 Km).
Se siete arrivati fino a qui, adesso avete due possibilità.
La prima: tornare sulla strada e percorrerla ancora in direzione sud, fino all’estremità dell’isola dal lato laguna, arrivando al Faro Rocchetta, dove c’è l’attracco del ferry-boat (vedi mappa e foto sotto)








Prendendolo sarete traghettati sull’isola di Pellestrina, più stretta e con minore altitudine del Lido, difesa da Murazzi più elevati e da spiagge artificiali. È un viaggio molto interessante, anche se non ho spazio per descriverlo qui, che vi porterà fino all’oasi di Ca’ Roman, cui ho già accennato nei primi post e, volendo, con il vaporetto, da Pellestrina fino a Chioggia.
La seconda è quella di tornare indietro percorrendo questa volta la strada che costeggia la laguna. È, in certi punti, almeno fino a Ca’ Bianca, l’unica strada percorribile da automezzi che collega l’estremità sud con quella nord del Lido.
Per un buon tratto c’è una pista ciclabile sul bordo della laguna (vedi foto sotto). Comunque, non c’è da preoccuparsi. Benché il Lido conti circa 20.000 abitanti, anche in stagione turistica il concetto stesso di traffico automobilistico urbano qui è del tutto sconosciuto.



È d’obbligo deviare da questa strada pressoché rettilinea, che ogni tanto s’allontana dalla laguna, per ritrovarne la sponda e godersi altri scorci suggestivi, soprattutto a Riva di Corinto, dove sorge uno dei più antichi insediamenti di pescatori dell’isola e tuttora il mercato, quello del pesce in particolare, è un evento da non perdere.
Arrivati a Santa Maria Elisabetta, la vista sulla laguna è davvero spettacolare. Di fronte c’è San Marco e, se siete fortunati ed è mattina presto, una mattina limpida e serena, proprio dietro il Palazzo Ducale vedrete, illuminate dai raggi del sole, le Dolomiti rosate.
Da qui lungo la laguna, sulla Riviera Santa Maria Elisabetta prima e San Nicolò poi si torna al punto di partenza. Ma non dimenticatevi di esplorare tutte le stradine interne dove l’architettura residenziale è a volte strepitosa: per fare qualche esempio, mi limito a citare Via Lepanto, Via Dardanelli e Via Candia.
Se poi voleste proprio strafare, in bicicletta si può percorrere l’intero litorale lagunare, da Jesolo fino all’Isola Verde, dopo Sottomarina di Chioggia: sono circa 60 Km, con tre traghetti alle bocche di porto: motonave da Punta Sabbioni al Lido, ferry da Lido a Pellestrina, vaporetto da Pellestrina a Chioggia. Le piacevoli sorprese, artistiche e naturalistiche, non mancheranno di sicuro.



E, comunque, mi ci sono volute varie puntate per parlare di una sola isola della laguna veneta, tra l’altro non certo la più sconosciuta. Ce ne sono tante altre da scoprire, tutte belle, con una storia interessante da raccontare. Buon viaggio. Fate presto, perché alcuni di questi ecosistemi sono minacciati dalla speculazione edilizia, che già ha distrutto una parte dell'area prospiciente il Palazzo del Cinema (zona 3), abbattendo alcuni bellissimi pini marittimi per far posto a qualcosa che non ci sarà mai (son finiti i soldi e ci son indagini in corso). Minacciato è anche il vecchio bellissimo Ospedale al mare con il vicino Parco. Ne riparleremo. Intanto, per quanto riguarda la Venezia segreta e minacciata, arrivederci alla prossima stagione.

sabato 11 agosto 2012

Lido di Venezia: Alberoni


Dopo aver parlato di San Nicolò, questa volta tocca agli Alberoni, che si trova all'estremità opposta dell'isola, indicata nella mappa col numero 5.



È qui che possiamo ammirare la sequenza degli ambienti che dalla battigia si sviluppano nella spiaggia nuda, in quella con vegetazione pioniera, nella zona delle dune embrionali, poi delle dune mobili con vegetazione pioniera e consolidante, e ancora delle dune stabilizzate interne, al riparo dai venti dominanti, delle bassure interdunali e, infine, dietro il fronte dunoso più elevato (fino a 10 metri d’altezza), il bosco litoraneo (pineta). Il luogo è tutelato dal WWF e costituisce un’oasi naturalistica di grande pregio. Nelle immagini sotto, mappe e foto aeree, si può ammirare la bellezza del luogo (apprezzata da Byron e Goethe, tra l'altro) da vari punti di vista, da est (cioè dal mare), da sud (dal punto di vista dell'isola di Pellestrina) e da nord (dal Lido, di cui costituisce l'ultima propaggine).


Il Lido è stato sempre soggetto ad una forte azione erosiva delle maree e anche le attività antropiche hanno profondamente modificato i litorali, soprattutto da quando nel 1857 è nato il primo stabilimento balneare.
Questi ambienti naturali (San Nicolò e, soprattutto, Alberoni, ma anche la spiaggia di Punta Sabbioni, per non dire dell’altra importante oasi, quella della LIPU a Ca’ Roman, all’estremità sud dell’isola di Pellestrina, di fronte a Sottomarina di Chioggia – vedi foto della bocca di porto di Chioggia nella puntata precedente) si sono ricreati nell’ultimo secolo e mezzo, con la costruzione delle dighe che delimitano i canali d’accesso alla laguna per la moderna navigazione.
Ad esempio, il nucleo dell’oasi di Alberoni, pineta e sistema dunoso, non esisteva fino al 1800; il mare lambiva l’antico Forte Alberoni, che oggi si trova all’interno del Campo del Circolo del Golf, a circa 800 metri dalla spiaggia.
Dopo la costruzione della diga, conclusa nel 1872, la corrente marina antioraria in qualche decennio ha accumulato enormi quantità di sabbia. La bora da nord-est ha poi modellato il sistema di dune, tra i meglio conservati dell’Alto Adriatico, sul quale si è insediata la vegetazione tipica del litorale veneziano. Lo stesso discorso vale per tutte le altre spiagge a ridosso delle dighe. Nelle immagini sotto riportate, dopo la foto dalla alte dune di Alberoni, si può osservare in sequenza l’evoluzione dei litorali alle bocche di porto, nelle prime tre di San Nicolò – Cavallino (sopra) e, nelle altre tre, di Alberoni – Pellestrina (sotto), con la formazione degli attuali vasti ecosistemi litoranei naturali.






Conviene andare a cercare anche il vecchio faro, ora trasformato in un’abitazione privata: pure dalla sua posizione ci si può fare una chiara idea di dove fosse la linea costiera, prima che nascesse questa splendida oasi, una spiaggia lunga oltre 2 Km e profonda quasi mezzo. Qui anticamente i velieri venivano a rifornirsi di legna e da ciò ha preso nome la località, ricca di abbondante vegetazione arborea.
Ad Alberoni, e in particolare al vecchio faro, è ambientata una novella di Ian Fleming, "Risiko", che ha James Bond come protagonista, inclusa nella raccolta Solo per i tuoi occhi.

Ora però vi rimando al prossimo post per parlare di Malamocco e dei Murazzi.

giovedì 9 agosto 2012

Lido di Venezia: San Nicolò

Come ho anticipato nei post precedenti, questa volta vi parlerò delle zone meno frequentate dell’isola, dove si nascondono tesori naturalistici, artistici e storici che forse sono noti ad una bassa percentuale dell’immenso numero di turisti che invadono la città lagunare.
Le zone del Lido che vorrei raccontarvi sono quelle indicate nella mappa riportata sotto con il numero 1 (San Nicolò: monumenti, spiaggia, molo e faro), il 4 (i Murazzi e Malamocco) e il 5 (Alberoni: spiaggia, dune e pineta).


In questo post mi limiterò a parlare di San Nicolò, rimviando ai prossimi gli altri argomenti
L’estremità nord-est dell’isola ha avuto sempre un’importanza decisiva nella storia dell’antica repubblica marinara. È stato nei secoli il principale accesso alla città dal mare e ancor oggi tutto il traffico navale turistico e commerciale passa attraverso la bocca di porto di Lido, tra la lunga diga (il molo di oltre 3 Km.) di San Nicolò e quella di Punta Sabbioni, dove termina la penisola del Cavallino, come si vede nella foto aerea e in quella satellitare, nella quale si può ammirare anche la spiaggia di cui parlo più avanti.


Trovandosi sulla riviera, cioè la strada che si affaccia sulla laguna e che corre parallela ad essa, oppure sulla spiaggia, di cui si ha una visione completa nella foto 2, non è difficile assistere a spettacoli come quelli della foto successiva, cioè vedere quelle città galleggianti che sono le navi da crociera passare a pochi metri dalla riva, cosa che ora è oggetto di polemiche.


La mappa che segue ripropone la vista della foto satellitare. Vi sono indicate le rotte mediterranee che percorrono il canale di san Nicolò. Ma v’è indicato anche il punto di attracco che collega, tramite ferry boat, il Lido al porto marittimo di Venezia (isola del Tronchetto, più precisamente: al termine del Ponte della Libertà).


Se venite al Lido con qualsiasi mezzo su ruote è qui che sbarcherete.
Comunque arriviate, vi consiglio di portarvi una bicicletta. Il Lido si visita in bici. È un’isola piatta, lunga 12 Km, ed è un paradiso per i cicloturisti. In certi punti solo due strade la percorrono in senso nord-sud o viceversa ed una delle due è una splendida pista pedonabile/ciclabile.
Visto che siete appena sbarcati dal ferry, girate subito a sinistra. A pochi metri da voi, ecco il ponte di San Nicolò, di impianto romano, e, subito dopo, la chiesa e il monastero dedicati al santo omonimo. Il chiostro è da vedere. La chiesa ha un’importanza storica fondamentale nella vita di Venezia. Vi dirò tra poco.
Già che siete lì, poco più indietro c’è l’antico cimitero ebraico del XV e XVI secolo, un vero capolavoro dell’arte funeraria immerso nella natura.



San Nicolò, essendo affacciato sul canale d’accesso principale alla città è stato sempre un punto molto delicato per la Repubblica Serenissima. Si tratta quindi di un luogo notevolmente fortificato.
Ci sono il Forte, di cui si possono ancora ammirare le mura, il ridotto, e altri edifici di natura militare, quasi tutti di origine rinascimentale, poi riadattati in epoche successive. Ancor oggi una parte della zona è di proprietà militare. Fino a qualche anno fa erano di stanza qui i lagunari del celebre battaglione San Marco. Di conseguenza, alloggiare in zona significava sentirsi scandire la giornata dal suono della tromba che, dall’adunata del mattino al silenzio della tarda sera, ritmava i tempi della vita di caserma.
Ma San Nicolò è una felice sintesi di insediamenti militari, religiosi, civili destinati ad uso pubblico e residenziale privato, dal lato della laguna.
Trasferiamoci ora sulla spiaggia.
Da qui si può accedere al molo. La passeggiata al faro è un’emozione intensa. La lunga diga si può percorrere anche in bicicletta.
Da qui si può vedere tutta l’isola e si distinguono benissimo il bianco Hotel Des Bains, costruito nel 1900, e l’altrettanto lussuoso Hotel Excelsior, dall’architettura moresca, edificato nel 1907 e mèta di celebrità della belle époque.
Dall’altra parte, lo sguardo può spaziare sulla penisola del Cavallino fino a Jesolo.
Ammirando la foto 1 ci si fa un’idea di quanto possa essere un’avventura psicologica e spirituale questa pedalata (o camminata) tra mare aperto e canale.
Nelle due foto successive ci si fa un’idea ancor più chiara. La scritta di un frequentatore esprime in modo eloquente l’atmosfera magica che si “respira” al termine del lunghissimo molo.



Qui ci troviamo in un luogo cruciale per la storia della Serenissima. Qui, dove mare e laguna s’incontrano, avviene da più di mille anni una delle più antiche celebrazioni veneziane: lo Sposalizio del Mare.
Il giorno dell’Ascensione (il giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua, ma in Italia viene celebrata la domenica successiva) ancor oggi si svolge l’antico rito con cui Venezia ha sempre affermato il proprio dominio navale, commerciale e militare. Il rituale era divenuto sempre più complesso nei secoli (toccando l’apice nel ‘500, come si vede nella stampa sotto) e si è sempre svolto alla presenza di tutte le autorità politiche, civili e religiose. La benedizione delle acque e il lancio in mare dell’anello d’oro ne costituiscono il momento saliente. Il corteo delle imbarcazioni delle autorità e di privati cittadini si muoveva da San Marco subito dopo la Messa e, al ritorno, si fermava a San Nicolò per la preghiera e un lauto pranzo che durava fino a sera. L’indole veneziana che induce ad integrare sacro e profano portò ben presto a istituire la Fiera della Sensa (l’Ascensione, appunto), dove alle merci esotiche provenienti dai commerci veneziani si affiancavano i prodotti raffinati dell’artigianato locale. Lo Sposalizio del Mare è insomma un evento in cui gli aspetti politici, culturali, religiosi, gastronomici e commerciali convivono perfettamente ed è questa una lezione che anche qualche amministratore di oggi dovrebbe apprendere.


Ma è giunto il momento di tornare sulla spiaggia (quella che si vede nella foto satellitare all'inizio), che rappresenta un habitat naturale di estremo interesse, dove sopravvive, quasi intatto, l’ecosistema originario delle coste sabbiose dell’Alto Adriatico, studiato dai maggiori botanici. Possiamo dire che a San Nicolò, come ad Alberoni (ne parlerò un'altra volta) è possibile vedere come si presenterebbe il litorale dell’alto Adriatico, se non fosse stato trasformato quasi tutto, senza soluzione di continuità, in una spiaggia tipo Rimini.
Purtroppo, a San Nicolò i lavori per il MOSE hanno pesantemente vandalizzato una parte della spiaggia a ridosso della diga, compromettendo l’equilibrio ambientale che consentiva la nidificazione di rari uccelli marini (come i fratini e i fraticelli), che ora si sta cercando di far tornare. Sulla spiaggia vive comunque una nutrita colonia stabile di gabbiani reali che verso il tardo pomeriggio scende sulla sabbia per la siesta e per integrare la merenda con le offerte dei bagnanti.


Di questo ecosistema si innamorarono poeti come George Gordon Byron, che vi lanciava al galoppo il suo cavallo, e Johann Wolfgang Goethe, che passeggiava tra le dune per intere giornate, incantato dalla sabbia dorata e dalla vegetazione che studiava con gli occhi dell’esperto botanico. Poi, l’isola d’oro, che in seguito si trasformò in parte nell’isola-giardino, divenne una tappa obbligata del Grand Tour.
Ma per ritrovare intatto l’ambiente litoraneo, che a San Nicolò ha subito qualche aggressione, nel prossimo post parlerò di Alberoni. 

martedì 7 agosto 2012

Scoprire un'altra Venezia: il Lido


Come dicevo in un altro post quasi tutta la laguna veneta è un ambiente, naturale e umanizzato, affascinante e forse per qualcuno tutto da scoprire, ma mi ci vorrebbe un libro intero per accennarvi soltanto.
Mi limiterò quindi a parlare del Lido, che i turisti del classico percorso Rialto - San Marco forse non conoscono. In particolare, forse ignorano la ricchezza di ambienti dell'isola che scopriremo pian piano.
Ho diviso l’isola in cinque zone, come si vede nella mappa seguente (sotto c'è anche la foto satellitare)




Le zone 1 (San Nicolò: spiaggia, molo e faro), 4 (i Murazzi e Malamocco) e 5 (Alberoni: spiaggia, dune e pineta) saranno oggetto della prossima puntata di questo resoconto, in cui, tra le altre cose, cercherò di farvi scoprire luoghi, tra i pochi rimasti, in cui sopravvive, quasi intatto, l’ecosistema originario delle coste sabbiose dell’Alto Adriatico, studiato dai maggiori botanici.
Per questa volta, invece, farò soltanto qualche cenno introduttivo alla conoscenza dell’isola, parlando della zona 2 e della zona 3, a dir il vero le più frequentate. Le scoperte vere e proprie le rimandiamo ai prossimi post.
La zona 2 è il vero “centro” del Lido, con l’imbarcadero principale dell’isola, dove arrivano e da dove partono i vaporetti per tutte le direzioni, il Gran Viale Santa Maria Elisabetta, che attraversa il Lido nel suo punto di maggiore larghezza (inferiore comunque al chilometro) dalla laguna al mare, il salotto di via Lepanto, i bar, le pizzerie, i negozi. Giunti in fondo al Gran Viale, si può girare a sinistra o a destra percorrendo il magnifico lungomare alberato che costeggia le più lussuose spiagge dell’Adriatico (vedi sotto mappa e foto satellitare).



Sbirciando oltre le siepi è possibile ammirare un insolito concetto di spiaggia: non le consuete file di ombrelloni e sdraio fin sulla battigia, ma capanne quasi abitabili, in file a lievi semicerchi, debitamente distanziate le une dalle altre. Questa è classificata tra le prime dieci spiagge urbane del mondo, accanto a Copacabana o Miami Beach.

  
Svoltando a destra sul lungomare Marconi, quasi subito alla vostra destra potrete ammirare lo splendido Hotel Des Bains, immerso in un parco di alberi secolari. Visconti vi girò gran parte del suo Morte a Venezia.
Proseguendo si arriva fino a quella che ho designato come la zona 3 (vedi mappa e foto).
Tra via Candia e il Lungomare Marconi sorge il Palazzo del Cinema. Nella mappa al suo posto c’è un cerchio rosso. Seguono tre foto. La prima è di qualche edizione fa, con la passerella per i divi già quasi pronta. Nella seconda si vede una parte della scenografia esterna, ispirata a Fellini, che copriva la facciata. Nella terza: giovani che bivaccano fin dal pomeriggio in attesa della passerella serale dei divi.







Quest'anno il Festival del cinema inizierà il 29 agosto e si concluderà l'8 settembre.
Vi aspetto la prossima volta per scoprire, come vi ho già anticipato:
  • San Nicolò
  • Malamocco e i Murazzi
  • Alberoni