lunedì 26 dicembre 2011

Bloccare il ponte





Fai, Italia Nostra, Wwf, Legambiente e Man si sono mosse ufficialmente per fermare l'immenso spreco finanziario e l'irreversibile danno ambientale del ponet sullo stretto di Messina, con un appello al governo, supportato da una dettagliata contro-relazione sulla valutazione di impatto ambientale dell'opera, che include considerazioni ampie e circostanziate sul paradosso del progetto.
Così lo riassume bene Valerio Gualerzi su La Repubblica del 20 dicembre 2011:



Detto fuori dal reverente linguaggio burocratico utilizzato nella lettera, la
questione di fondo per le associazioni ecologiste è che il Ponte è pericoloso in
quanto sarebbe un azzardo ingegneristico compiuto in una delle zone più sismiche
del Mediterraneo; è un'infrastruttura inutile dal punto di vista della mobilità
e della promozione dello sviluppo economico; costa uno sproposito, 8,5 miliardi
di euro, che potrebbero essere usati in maniera molto più proficua; rappresenta
una minaccia paesaggistica e ambientale, sia
per l'impatto che avrà
l'apertura di decine di cantieri sulle due rive dello Stretto, sia per la
migrazione di milioni di uccelli (4,3 sono stati quelli censiti in volo in
appena un mese e mezzo di controlli radar).

Obiezioni vecchie, che
vengono ripetute ormai da anni, ma che per i loro aspetti paradossali non
smettono mai di sorprendere. Vale la pena di ricordarne alcuni: il Ponte sullo
Stretto, ricordano Fai, Italia Nostra, Wwf, Legambiente e Man nelle loro
osservazioni, avrebbe una campata lunga 3,3 chilometri, mentre la più lunga
esistente al mondo (Akashi Kaikyo, in Giappone) è di appena 1,9, km. Il ponte
giapponese è però solo stradale, mentre quello tra Reggio e Messina dovrebbe
essere sia stradale che ferroviario. Per costruire quest'ultimo, secondo i
progettisti, sarebbero sufficienti appena 6 anni, mentre per Akashi Kaikyo ne
sono occorsi ben 12. I cantieri per i lavori occuperebbero inoltre sul versante
siciliano uno spazio pari a oltre tremila campi da calcio, mentre su quello
calabrese ne sarebbero sufficienti "appena" la metà.

Proprio perché si
tratta di aspetti che gli ambientalisti denunciano da tempo, più che sulla
razionalità di queste osservazioni le speranze di uno stop definitivo all'opera
si concentrano ora sul contesto economico generale del paese. "Dobbiamo battere
sul tasto dello spreco che rappresenterebbe il Ponte in un momento drammatico
come l'attuale", sottolinea il presidente dei Legambiente Vittorio Cogliati
Dezza. Non a caso a dare manforte a questa campagna era presente alla conferenza
stampa una piccola pattuglia di parlamentari di diverse forze politiche, dal Pd
all'Udc, da Fli ai Radicali.

"Il Ponte è un progetto fallito e
incompatibile con l'attuale fase economica che vive il paese - commenta ad
esempio il futurista Fabio Granata - da solo rappresenta un costo pari a oltre
un terzo dell'ultima manovra Monti". Il democratico Francesco Ferrante
sottolinea invece un altro aspetto della particolare contingenza: "Proprio
perché quello in carica è un governo tecnico - dice - mi auguro che non abbia
una posizione ideologica e fermi il progetto attraverso lo strumento
istituzionale della valutazione di impatto ambientale".

Nella loro
lettera a Monti, come ricordato in conferenza stampa, le associazioni denunciano
poi l'incompletezza del progetto redatto dalla Stretto di Messina spa
(concessionaria interamente pubblica) e da Eurolink (General contractor), un
documento costato 66 milioni di euro di fondi pubblici, ma che "non può essere
ritenuto definitivo" viste le tante lacune e approssimazioni.

Quest'ultimo è un punto estremamente importante, perché decisivo in caso
di battaglia sulle possibili penali. Secondo gli ambientalisti, imponendo ora
uno stop all'opera, lo Stato non sarebbe tenuto a nessun esborso non solo perché
il progetto non è definitivo, ma anche perché la clausola che fissa la
presentazione del progetto come ultimo atto entro il quale è possibile tirarsi
indietro rappresenta "un alterazione ex post di requisito di gara".

Ma è
fondamentale, ha concluso Stefano Lenzi del Wwf, che "il governo eviti il punto
di 'non ritorno' dell'avvio dei cantieri e rigetti il progetto definitivo"
evitando di dover pagare 56 milioni per il progetto esecutivo e 425 milioni per
"l'avvio anche di un solo cantiere". Per dare ulteriore forza a questa battaglia
le associazioni ambientaliste hanno quindi presentato anche una diffida alla
Commissione di valutazione di impatto ambientale e avviato una petizione
popolare per chiedere lo scioglimento della Stretto di Messina spa, l'unico atto
che permetterebbe di scrivere definitivamente la parola fine all'intera vicenda.