lunedì 15 dicembre 2014

Sette piani




C'era una volta un distributore di benzina (foto 1) ormai in disuso che occupava un triangolo di terreno tra due strade urbane (foto 2), una delle quali è tuttora un viale in parte alberato, una zona residenziale, con ville e palazzine al massimo di quattro piani. Quel triangolo poteva forse essere restituito alla città creandovi una bella aiuola di verde.
Ma non la pensavano così i geni dell'urbanistica dell'epoca, una decina d'anni fa, quando ancora non c'era la crisi economico-finanziaria e si costruiva su qualsiasi fazzoletto di terra. E così in quel triangolo è sorto un bel palazzo di sette piani, che non a caso evoca il racconto/incubo di Dino Buzzati, qualcosa che ha che fare con la follia e l'alienazione più che con l'architettura e l'urbanistica (foto 3). Posto a sud rispetto al viale residenziale delle villette, l'obbrobbrio costruttivo era ed è destinato a togliere loro sole e luce.



Poi è venuta la crisi e tutto è andato a rotoli. Il risultato? L'orrido e minaccioso scheletro di cemento è ancora lì, sette o otto anni dopo, a violare lo skyline cittadino (foto 4). Per quanto tempo ancora resterà lì? E cè persino il pericolo che venga portato a termine?


Non sarebbe opportuno ammettere l'errore di aver concesso un'autorizzazione simile e abbattere l'ecomostro?