“Venezia! Esiste una città più ammirata, più celebrata, più cantata dai poeti, più desiderata dagli innamorati, più visitata e più illustre?
Venezia! Esiste un nome nelle lingue umane che abbia fatto sognare più di questo?
Venezia! Questa parola, da sola, sembra far scoppiare nell’anima un’esaltazione, eccita tutto ciò che vi è di poetico in noi, scatena tutte le nostre facoltà di ammirazione. E quando arriviamo in questa città, la contempliamo, immancabilmente, con occhi prevenuti e rapiti, la guardiamo con i nostri sogni.
Nessun angolo della Terra, più di Venezia, ha dato luogo a questa cospirazione dell’entusiasmo. Mentre penetriamo, per la prima volta, nella laguna tanto celebrata, è pressoché impossibile reagire contro il nostro sentimento anticipato, impossibile subire una disillusione... si sa già ciò che si deve amare, disprezzare, ammirare”.
Così scriveva Guy de Maupassant e non si può certo dargli torto.
Che senso ha, dunque, parlare ancora di Venezia, la città più visitata del mondo? Non si rischia di dire cose che ormai tutti sanno?
Eppure, come spesso succede, sono proprio le cose più note e che si trovano sotto gli occhi di tutti ad essere anche le più sconosciute e misteriose.
Certo, il Canal Grande e il tratto di strada che va dal Ponte di Rialto a San Marco, passando magari per l’Accademia, sono i luoghi più frequentati in assoluto da tutti i turisti del pianeta.
Ma quanti sono tra loro quelli che visitano davvero la città? Quale potrebbe essere la percentuale di coloro che, per fare un solo esempio, si sono spinti nel cuore del sestiere di Dorsoduro e hanno esplorato il vivace Campo Santa Margherita, con il suo mercato del pesce e delle erbe, uno dei centri pulsanti della vita veneziana?
E chi, tra i tanti che sono stati nella città lagunare, conoscono almeno un po’ la laguna di Venezia?
Cominciamo allora a guardarla dall'alto.
Sulla mappa, i numeri identificano le barriere naturali che dividono la laguna dal mare: la Penisola del Cavallino (1), che inizia a nord-est a Jesolo e termina a Punta Sabbioni, a sud-ovest; la lunga e stretta isola del Lido (2), cui mi dedicherò più diffusamente in seguito; la lunga e ancor più stretta isola di Pellestrina (3) e, infine, la breve penisola di Sottomarina di Chioggia (4).
Le lettere identificano invece i tre punti di comunicazione tra mare e laguna, le cosiddette bocche di porto, quella di Lido (A), tra l’omonima isola e Punta Sabbioni, dove termina la penisola del Cavallino, quella di Malamocco (B), tra le isole Lido e Pellestrina, e quella di Chioggia (C).
Le tre immagini successive le mostrano, nell'ordine, ingrandite e più facilmente identificabili. A seguire le relative tre mappe.
Le tre foto, tratte dal sito “Attività per la salvaguardia di Venezia” http://www.salve.it/it/default.htm mostrano anche i lavori in corso per l’impianto delle dighe mobili (MOSE) che dovrebbero servire a difendere Venezia dall’alta marea e che, secondo alcuni, stanno snaturando le zone limitrofe e non risolveranno i problemi di riequilibrio tra mare e laguna. Un'opera molto controversa per l'impatto ambientale proprio sulle bocche di porto e sulle zone limitrofe.
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