venerdì 3 agosto 2012

Architettura e psicopatologia


Nella foto è possibile ammirare (si fa per dire) il progetto della nuova follia architettonica che potrebbe violentare in modo irreparabile il paesaggio di una delle più belle città del mondo, Venezia. Così scrive Salvatore Settis su Repubblica, parlando di vera e propria "distruzione" della città lagunare:

Pierre Cardin, memore delle sue origini venete, a 90 anni vuol lasciare un segno in Laguna. Costruendo a Marghera un Palais Lumière da un miliardo e mezzo, alto 250 metri, superficie totale 175mila metri quadrati. Tre torri intrecciate, 60 piani abitabili, un' università della moda e poi uffici negozi, alberghi, centri congressi, ristoranti, megastore, impianti sportivi. Una città verticale, un' occasione unica per il recupero di un' area industriale in degrado. Ma la Torre di Babele targata Cardin, coi suoi 250 metri di altezza, sarebbe alta 140 metri in più del campanile di San Marco, e svettando su Marghera segnerebbe duramente lo skyline di Venezia, in barba a tutte le norme urbanistiche: impossibile non vederla da piazza San Marco, anzi da tutta la città. Specialmente di notte, perché il mastodonte, illuminatissimo, meriti il nome di Palais Lumière. Non solo: sarebbe sulla rotta degli aerei, e violerebbe di ben 110 metri i limiti di altezza imposti dall' Enac (Ente nazionale aviazione civile). Ma se l' Enac risponde picche, Cardin non demorde: o un sì integrale al progetto, o il suo palazzo emigrerà in Cina.
Le dimensioni della torre si possono facilmente apprezzare guardando l'immagine stessa, in cui si può prendere come riferimento il vaporetto accanto alla costruzione.

Nella mappa sotto è indicata l'area in cui dovrebbe sorgere il palazzo, proprio di fronte al bacino di San Marco.


Lo skyline di Venezia è oggi dominato dal campanile di San Marco, alto circa 110 metri (foto sotto).
Lo skyline attuale di Porto Marghera, che si affaccia sulla laguna non è certo pregevole dal punto di vista paesaggistico ma non supera l'altezza del campanile (foto sotto).



Immaginate ora di sovrapporre a queste foto quella costruzione (alta più del doppio del campanile) e potete farvi un'idea chiara dei legami sempre più stretti tra psicopatologia e architettura, in questi tempi di megalomania costruttiva senza freni e, soprattutto, senza rispetto per la scala degli ecosistemi già esistenti.


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