sabato 11 agosto 2012

Lido di Venezia: Alberoni


Dopo aver parlato di San Nicolò, questa volta tocca agli Alberoni, che si trova all'estremità opposta dell'isola, indicata nella mappa col numero 5.



È qui che possiamo ammirare la sequenza degli ambienti che dalla battigia si sviluppano nella spiaggia nuda, in quella con vegetazione pioniera, nella zona delle dune embrionali, poi delle dune mobili con vegetazione pioniera e consolidante, e ancora delle dune stabilizzate interne, al riparo dai venti dominanti, delle bassure interdunali e, infine, dietro il fronte dunoso più elevato (fino a 10 metri d’altezza), il bosco litoraneo (pineta). Il luogo è tutelato dal WWF e costituisce un’oasi naturalistica di grande pregio. Nelle immagini sotto, mappe e foto aeree, si può ammirare la bellezza del luogo (apprezzata da Byron e Goethe, tra l'altro) da vari punti di vista, da est (cioè dal mare), da sud (dal punto di vista dell'isola di Pellestrina) e da nord (dal Lido, di cui costituisce l'ultima propaggine).


Il Lido è stato sempre soggetto ad una forte azione erosiva delle maree e anche le attività antropiche hanno profondamente modificato i litorali, soprattutto da quando nel 1857 è nato il primo stabilimento balneare.
Questi ambienti naturali (San Nicolò e, soprattutto, Alberoni, ma anche la spiaggia di Punta Sabbioni, per non dire dell’altra importante oasi, quella della LIPU a Ca’ Roman, all’estremità sud dell’isola di Pellestrina, di fronte a Sottomarina di Chioggia – vedi foto della bocca di porto di Chioggia nella puntata precedente) si sono ricreati nell’ultimo secolo e mezzo, con la costruzione delle dighe che delimitano i canali d’accesso alla laguna per la moderna navigazione.
Ad esempio, il nucleo dell’oasi di Alberoni, pineta e sistema dunoso, non esisteva fino al 1800; il mare lambiva l’antico Forte Alberoni, che oggi si trova all’interno del Campo del Circolo del Golf, a circa 800 metri dalla spiaggia.
Dopo la costruzione della diga, conclusa nel 1872, la corrente marina antioraria in qualche decennio ha accumulato enormi quantità di sabbia. La bora da nord-est ha poi modellato il sistema di dune, tra i meglio conservati dell’Alto Adriatico, sul quale si è insediata la vegetazione tipica del litorale veneziano. Lo stesso discorso vale per tutte le altre spiagge a ridosso delle dighe. Nelle immagini sotto riportate, dopo la foto dalla alte dune di Alberoni, si può osservare in sequenza l’evoluzione dei litorali alle bocche di porto, nelle prime tre di San Nicolò – Cavallino (sopra) e, nelle altre tre, di Alberoni – Pellestrina (sotto), con la formazione degli attuali vasti ecosistemi litoranei naturali.






Conviene andare a cercare anche il vecchio faro, ora trasformato in un’abitazione privata: pure dalla sua posizione ci si può fare una chiara idea di dove fosse la linea costiera, prima che nascesse questa splendida oasi, una spiaggia lunga oltre 2 Km e profonda quasi mezzo. Qui anticamente i velieri venivano a rifornirsi di legna e da ciò ha preso nome la località, ricca di abbondante vegetazione arborea.
Ad Alberoni, e in particolare al vecchio faro, è ambientata una novella di Ian Fleming, "Risiko", che ha James Bond come protagonista, inclusa nella raccolta Solo per i tuoi occhi.

Ora però vi rimando al prossimo post per parlare di Malamocco e dei Murazzi.

Nessun commento: