Questo ultimo post alla scoperta del Lido di Venezia è dedicato a Malamocco e ai Murazzi.
Malamocco (indicato dal numero 4 nella mappa) è una località di grande importanza nella storia della Serenissima. Sembra sia stato il primo e il più antico insediamento umano nella laguna veneta e sicuramente, dal V al IX secolo, è stato il capoluogo della Venetia bizantina, uno dei porti più importanti dell’alto Adriatico, sede del Doge e del Vescovo. Allora si chiamava Metamaucum ed è nel suo porto che giunsero dall’Oriente le spoglie di San Marco, nel cui nome è cresciuta l’intera storia della regina dei mari.
Divenuta insicura sia per motivi militari che naturali (era molto esposta alla furia delle mareggiate), perse parte della sua importanza e i centri del potere vennero trasferiti sulle isole dove sorgerà la Civitas Rivoalti, l’odierna Rialto, nucleo della Venezia che tutti ora conoscono e visitano.
Nel XII secolo Metamauco fu completamente distrutta da una violentissima mareggiata e ricostruita nell’attuale posizione al centro dell’isola. Come si può vedere dalla mappa sotto (il cerchio rosso la identifica) e dalla foto successiva (vista dalla laguna), è circondata da un canale che la rende quasi un’isola a sé.
Dopo la ricostruzione, fu sottoposta a grandi lavori di rialzo del suolo e di protezione dalle maree e dalle acque alte, interventi che interessarono l’intero Lido (isola che ha un’altitudine massima di 3 metri sul livello del mare e, in certe zone, è prossima allo zero). Ne parlerò di nuovo, nel capitolo sui Murazzi.
Il canale con le barche in rimessaggio, il borgo antico con le case di età rinascimentale dai colori pastello e le finestre a bifora, la casa del Podestà del XV secolo, la Chiesa del XII secolo (rimaneggiata successivamente), l’antica fortezza sul mare, le calli e i campielli, il campo grande che guarda la laguna, la casa dove ha abitato Hugo Pratt, la celebre trattoria dove passava le serate (frequentata anche dal suo personaggio Corto Maltese), danno una chiara idea di come dovesse essere la vita di Venezia nel passato.
I Murazzi oggi sono una pista ciclo-pedonale tra le più belle: l’Adriatico da una parte e dall’altra i canneti, gli orti, le carciofaie, i giardini, i prati, l’antica fortezza di Malamocco, lontano da ogni tipo di traffico urbano. Dalla zona Ca’ Bianca, dove termina il Lungomare (zona 3 della mappa all'inizio), fino alla spiaggia di Alberoni. di cui ho parlato nel post precedente (zona 5 della mappa all'inizio), i Murazzi sono una categoria dello spirito, un’avventura interiore, un modo diverso di vivere il rapporto col mare. Sulle piccole dighe a pettine che difendono il litorale dalle mareggiate, si può stare in perfetta intimità e udire solo il rumore del mare che s’infrange sugli scogli, con dolcezza o con violenza, e con tutte le gradazioni intermedie (nelle foto, l'inizio dei Murazzi in zona Ca' Bianca visti da nord, il loro punto d'arrivo alla spiaggia di Alberoni, visti da sud, e una veduta dall'alto).
La loro importanza storica è notevole. Costituiscono una delle “grandi opere” realizzate dalla Serenissima per proteggere l’isola e la laguna dal mare. Sono stati costruiti in pietra bianca d’Istria nel XVIII secolo e, in seguito, rafforzati, con interventi anche recenti (soprattutto dopo la tragica inondazione del 1966).
Sono la vera spina dorsale ciclo-pedonale del Lido, isola che si può percorrere tutta in bicicletta da nord a sud e viceversa, dal faro di San Nicolò, lungo la diga di 3 Km, poi sulla strada che costeggia la spiaggia, un breve tratto all’interno, nella zona dell’Ospedale marino (che si affaccia direttamente sulla sabbia), poi viene il “tunnel” rigogliosamente alberato del Lungomare e, dove finisce quest’ultimo, iniziano i Murazzi, 5-6 kilometri fino alla spiaggia di Alberoni. Volendo, si può continuare sulla spiaggia (ci vuole una mountain bike sulla sabbia compatta della battigia), oppure sulla strada, e raggiungere l’altra diga, fino al faro di Alberoni (altri 2 Km).
Se siete arrivati fino a qui, adesso avete due possibilità.
La prima: tornare sulla strada e percorrerla ancora in direzione sud, fino all’estremità dell’isola dal lato laguna, arrivando al Faro Rocchetta, dove c’è l’attracco del ferry-boat (vedi mappa e foto sotto)
Prendendolo sarete traghettati sull’isola di Pellestrina, più stretta e con minore altitudine del Lido, difesa da Murazzi più elevati e da spiagge artificiali. È un viaggio molto interessante, anche se non ho spazio per descriverlo qui, che vi porterà fino all’oasi di Ca’ Roman, cui ho già accennato nei primi post e, volendo, con il vaporetto, da Pellestrina fino a Chioggia.
La seconda è quella di tornare indietro percorrendo questa volta la strada che costeggia la laguna. È, in certi punti, almeno fino a Ca’ Bianca, l’unica strada percorribile da automezzi che collega l’estremità sud con quella nord del Lido.
Per un buon tratto c’è una pista ciclabile sul bordo della laguna (vedi foto sotto). Comunque, non c’è da preoccuparsi. Benché il Lido conti circa 20.000 abitanti, anche in stagione turistica il concetto stesso di traffico automobilistico urbano qui è del tutto sconosciuto.
È d’obbligo deviare da questa strada pressoché rettilinea, che ogni tanto s’allontana dalla laguna, per ritrovarne la sponda e godersi altri scorci suggestivi, soprattutto a Riva di Corinto, dove sorge uno dei più antichi insediamenti di pescatori dell’isola e tuttora il mercato, quello del pesce in particolare, è un evento da non perdere.
Arrivati a Santa Maria Elisabetta, la vista sulla laguna è davvero spettacolare. Di fronte c’è San Marco e, se siete fortunati ed è mattina presto, una mattina limpida e serena, proprio dietro il Palazzo Ducale vedrete, illuminate dai raggi del sole, le Dolomiti rosate.
Da qui lungo la laguna, sulla Riviera Santa Maria Elisabetta prima e San Nicolò poi si torna al punto di partenza. Ma non dimenticatevi di esplorare tutte le stradine interne dove l’architettura residenziale è a volte strepitosa: per fare qualche esempio, mi limito a citare Via Lepanto, Via Dardanelli e Via Candia.
Se poi voleste proprio strafare, in bicicletta si può percorrere l’intero litorale lagunare, da Jesolo fino all’Isola Verde, dopo Sottomarina di Chioggia: sono circa 60 Km, con tre traghetti alle bocche di porto: motonave da Punta Sabbioni al Lido, ferry da Lido a Pellestrina, vaporetto da Pellestrina a Chioggia. Le piacevoli sorprese, artistiche e naturalistiche, non mancheranno di sicuro.
E, comunque, mi ci sono volute varie puntate per parlare di una sola isola della laguna veneta, tra l’altro non certo la più sconosciuta. Ce ne sono tante altre da scoprire, tutte belle, con una storia interessante da raccontare. Buon viaggio. Fate presto, perché alcuni di questi ecosistemi sono minacciati dalla speculazione edilizia, che già ha distrutto una parte dell'area prospiciente il Palazzo del Cinema (zona 3), abbattendo alcuni bellissimi pini marittimi per far posto a qualcosa che non ci sarà mai (son finiti i soldi e ci son indagini in corso). Minacciato è anche il vecchio bellissimo Ospedale al mare con il vicino Parco. Ne riparleremo. Intanto, per quanto riguarda la Venezia segreta e minacciata, arrivederci alla prossima stagione.