sabato 22 settembre 2012

La distruzione di San Nicolò



Chi ha letto tutti i post precedenti sulla spiaggia di San Nicolò al Lido di Venezia e sull'ecosistema protetto di cui fa parte, che ha le caratteristiche di  Bandiera blu, Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale, ora è pronto ad affrontare la notizia che la località sarà completamente devastata, se andrà in porto un progetto che comprende una nuova darsena per 980 posti/barca dal lato sud della diga, 500 posti/auto lungo la diga, ristorante, palestra, piscina, officine, yachting club, supermercato e uffici e una nuova strada larga venti metri che porterà le auto a ridosso dei posti barca, distruggendo la flora e la fauna tipiche e protette, le dune che ormai non esistono quasi più sul resto del litorale adriatico e il bosco che delimita la spiaggia alle spalle delle dune (tutte cose che si possono apprezzare nelle foto che seguono).





Guardate ora le foto del progetto previsto che, se attuato, significherà la distruzione completa di un vero paradiso per chi ama la natura. In particolare confrontate le prime due foto seguenti (la diga e la spiaggia viste da est, come si presenterebbero dopo la realizzazione del progetto) con le due foto pubblicate sopra (la diga di San Nicolò, a sinistra, vista da ovest, e la spiaggia, vista dal satellite).








La follia autodistruttiva umana, che chiama se stessa "riqualificazione", ma che è soltanto serva della logica speculativa degli affaristi, raggiunge qui uno dei suoi culmini difficilmente eguagliabili.

2 commenti:

Marco Giacinto ha detto...

I think tanks dove si decidono le sorti del mondo ormai non hanno più dubbi su come salvarsi dai loro stessi disastri: sfoltire il pianeta, ossia recidere il suo cancro (l'uomo) a dimensioni accettabili per l'ambiente. La loro soluzione non è una sobrietà generale, come predicano gli ambientalisti, bensì una vita di lussi per pochi, brindanti su cumuli di cadaveri. La prima mossa è la sottrazione di denaro dal circuito, così da impoverire e far morire d'inedia il maggior numero possibile di umani. Se non dovesse bastare, ormai la tecnologia offre un'ampia gamma di soluzioni, attraverso il cibo, l'acqua, le medicine e altre forme occulte di sterminio. Leggere "Neuroschiavi" e "Oligarchia per popoli superflui" di Marco Della Luna, che sta uscendo con un nuovo libro: "Cimit€uro". E leggersi http://www.prisonplanet.com/will-humanity-survive-the-singularity.htmlhttp://www.prisonplanet.com/will-humanity-survive-the-singularity.html.

roderick usher ha detto...

La cosa più sconcertante è che il progetto, che interessa un braccio di mare di 89.305 mq e un’area a terra di 55.230 mq, ha avuto il parere favorevole sia della Commissione Valutazione Impatto Ambientale della Regione Veneto, sia della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici di Venezia. Il progetto ha goduto tra l'altro di una procedura abbreviata garantita dal Commissario governativo, autorizzato a procedere in nome e per conto del Comune di Venezia su molti interventi di interesse (!?!) del territorio litoraneo.
Naturalmente le ditte coinvolte sono le stesse (Est Capital, Mantovani, Condotte e Fincosit) impegnate nel MOSE (opera pubblica di dubbia utilità), che hanno chiesto evidentemente una sorta di contropartita con la quale farsi gli affari loro! Tra l'altro Est Capital e i suoi compari stanno già progettando, nell'ambito della bonifica e della "riqualificazione" dell’area ex Ospedale al Mare, una spiaggia privata prospiciente lo stesso ospedale, un'altra "riqualificazione" (leggi: speculazione edilizia) dell’area vincolata del Forte di Malamocco: Sono le stesse ditte hanno ottenuto la ristrutturazione dell’Hotel Des Bains e presentato il progetto di ristrutturazione del grande edificio che ospitava i dipendenti dell’Hotel Excelsior. I risultati di tutta questa follia autodistruttiva, in uno dei luoghi più belli del mondo, visitati da tutti i turisti del pianeta, saranno: riduzione degli spazi di uso pubblico, diminuzione delle spiagge libere, inquinamento atmosferico, acustico e marino, scomparsa delle aree che ospitano specie animali e vegetali finora protette.