domenica 20 gennaio 2008

Granchi rossi

La popolazione delle città del mondo ha superato quella di tutto il resto del pianeta.
Le città sono responsabili dell'emissione dell'80% di anidride carbonica.
Entro cinque anni le calotte artiche d'estate saranno completamente sciolte.
Già l'estate scorsa il passaggio a Nord-Ovest è stato, per cinque settimane, percorribile dalle navi.
Sono tutti dati molto allarmanti che pongono numerosi interrogativi sull'irreversibilità dei mutamenti climatici in atto e sul futuro della Terra.
In proposito, ho letto su Repubblica.it un'intervista a Werner Herzog molto interessante. Parlando dei granchi rossi dell'isola di Christmas, a nord-ovest dell'Australia, ripresi in due suoi film (Rintocchi dal profondo e Invincibile), di quei "milioni e milioni di granchi rossi che uscivano dalla foresta", che era impossibile non calpestarli camminando, Herzog riflette sul destino dell'uomo e della vita sul nostro pianeta:

"[...] E poi siamo coscienti che creature come queste ci sopravviveranno. Dopo essere stato in Antartide e aver visto il mondo da un punto di vista completamente diverso, ho capito che la nostra civiltà tecnologica, con il suo enorme spreco di risorse, non è sostenibile. Ma non è solo questo, è ovvio che la tecnologia sarà la prima a sparire. Alla fine la natura ci regolerà e noi scompariremo abbastanza in fretta, più rapidamente di quanto non si siano estinti i dinosauri. Per loro ci vollero milioni di anni, anche se milioni di anni in termini geologici non sono nulla. La presenza umana sparirà più in fretta. Che resterà di noi? Ho parlato con molti scienziati e mi hanno detto che i granchi, i ricci di mare e le spugne sono quelli che avranno maggiori probabilità di sopravvivere. Tra le creature terrestri, i rettili. Cosa rimarrà, invece, di noi? Credo che tra le follie più pericolose realizzate dall'uomo su questo pianeta resteranno soprattutto le dighe, come quella del Vajont, che ha 60 metri di fondamenta di cemento e acciaio, ed è alta 150 metri. Nonostante tutto è ancora in piedi, e tra duecento o trecentomila anni sarà ancora lì. Torino non ci sarà più, e nemmeno Los Angeles, ma il Vajont durerà più a lungo delle piramidi. La più grande delle follie umane sopravviverà a tutto il resto".

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