Ho letto il libro di Aldo Cazzullo, che parla anche di noi. Il titolo: Outlet Italia. Viaggio nel paese in svendita, una metafora certo non entusiasmante in vista del futuro.
Mi ha colpito il fatto che Fidenza stia diventando famosa anche perché ospita uno di questi iperluoghi, che divengono simboli “della svendita, non solo di beni ma di valori”. Mondi paralleli in cui “tutto diventa merce, comprese le relazioni tra le persone”, dove si attua “il mercato dei beni più preziosi: la giustizia, l’amore, il tempo, il cognome, gli embrioni, la fede, la cultura; fino agli uomini, trattati come cose proprio mentre cani e Suv diventano più importanti delle persone”.
Ho sentito Luca Mercalli in televisione, a Chetempochefa, richiamare ripetutamente l’attenzione sui pericoli di una crescita economica sconsiderata. In futuro, tra mutazioni climatiche e crisi energetica, la capacità del sistema di attutire i colpi, di limitare i danni, potrebbe diminuire notevolmente. Perciò, bisognerebbe dare “priorità assoluta al risparmio e all'efficienza energetica, alla produzione alimentare di filiera corta, all’arresto della cementificazione dei suoli agrari che sono la nostra assicurazione sul futuro”. Preservare i terreni fertili e smettere di cementificare è una possibile uscita di sicurezza, se la sopravvivenza stessa diventasse un problema.
Ho letto un articolo con titolo e occhiello molto eloquenti: «La città futura. Burdett: “Facciamo come a Londra”. Intervista / Il celebre architetto inglese propone che la crescita urbana avvenga solo nelle ex aree industriali senza toccare il verde» (La Repubblica, 14 dicembre 2007).
Mi è venuto in mente un apologo che avevo sentito in televisione parecchio tempo fa. Lo si può prendere come un gioco ma fa molto riflettere.
Bisogna immaginare un grande bacino idrico da cui attingiamo ogni giorno acqua. Il primo giorno un pochino, il secondo giorno un po’ di più, e così via. Il nostro uso della risorsa è crescente e per essere più precisi aumenta in progressione geometrica.
È un gioco facile da fare ed è veramente impressionante. Ad esempio, una progressione geometrica è una serie di numeri del tipo 1, 2, 4, 8, 16, 32, ecc. Se proviamo a sviluppare i calcoli su 29 giorni ci accorgiamo che il risultato lascia senza fiato. Il primo giorno abbiamo attinto 1 metro cubo d’acqua ma il nostro consumo è salito in 29 giorni a oltre 268 milioni di metri cubi!
Il bello deve però ancora venire. Noi siamo tranquilli, perché sappiamo che il bacino idrico si è prosciugato solo della metà. Ma la domanda è: quanto tempo ci vorrà a prosciugarlo tutto? Ed è la risposta a lasciare attoniti: basterà un solo giorno a lasciarci senz’acqua!
Certo, è soltanto un’allegoria e si tratta pur sempre di stabilire qual è il valore reale di quel “giorno”: 10 anni? Cinquanta? Un secolo?
Per saperlo bisognerebbe calcolare a ritroso i ritmi di crescita e di consumo delle risorse, ma in ogni caso non sarà difficile accorgersi che il ragionamento di Mercalli è giusto: non bisogna rallentare, bisogna fermarsi, smettere di cementificare, preservare i suoli fertili, non per noi forse ma di sicuro per le generazioni future.
Poi, queste letture e riflessioni, mi han portato inevitabilmente a pensare a quel che succede a Fidenza. Se percorro via Togliatti, dall’incrocio con la Via Emilia (via XXIV Maggio) in direzione di Vaio e Ponte Ghiara, sulla sinistra, dove una volta c’era la campagna, ora sono sorti, fino ai piedi delle colline, nuovi insediamenti abitativi e un grande ospedale. Tutti quei terreni fertili sono stati soffocati da un diluvio di cemento e di asfalto.
Se prendo la direzione di Soragna, fino al casello dell’A1, fino all’Outlet (da cui hanno preso avvio queste considerazioni), se penso al milione di metri cubi di cemento che colerà su Bastelli, mi viene da chiedere: in futuro resterà un po’ di terreno agricolo nel territorio di Fidenza? L’espansione urbanistica continuerà in progressione geometrica o si arresterà, come è assolutamente necessario che accada fin d’ora?
Ho sentito un assessore che parlava del futuro insediamento produttivo di Bastelli come di un progetto bellissimo, eco-compatibile ad alti livelli.
Ho sentito un altro assessore che, a proposito dei troppi alberi abbattuti o sradicati in città, rispondeva che Fidenza è ben al di sopra dei parametri di legge per il verde urbano.
Chissà se hanno ragione loro?
Mi è tornato alla mente Maurizio Crozza che, citando De Gasperi, ricordava che un buon politico non pensa alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni.
I nostri amministratori sembrano tranquilli. Chissà a quale delle due cose stanno pensando?
Mi ha colpito il fatto che Fidenza stia diventando famosa anche perché ospita uno di questi iperluoghi, che divengono simboli “della svendita, non solo di beni ma di valori”. Mondi paralleli in cui “tutto diventa merce, comprese le relazioni tra le persone”, dove si attua “il mercato dei beni più preziosi: la giustizia, l’amore, il tempo, il cognome, gli embrioni, la fede, la cultura; fino agli uomini, trattati come cose proprio mentre cani e Suv diventano più importanti delle persone”.
Ho sentito Luca Mercalli in televisione, a Chetempochefa, richiamare ripetutamente l’attenzione sui pericoli di una crescita economica sconsiderata. In futuro, tra mutazioni climatiche e crisi energetica, la capacità del sistema di attutire i colpi, di limitare i danni, potrebbe diminuire notevolmente. Perciò, bisognerebbe dare “priorità assoluta al risparmio e all'efficienza energetica, alla produzione alimentare di filiera corta, all’arresto della cementificazione dei suoli agrari che sono la nostra assicurazione sul futuro”. Preservare i terreni fertili e smettere di cementificare è una possibile uscita di sicurezza, se la sopravvivenza stessa diventasse un problema.
Ho letto un articolo con titolo e occhiello molto eloquenti: «La città futura. Burdett: “Facciamo come a Londra”. Intervista / Il celebre architetto inglese propone che la crescita urbana avvenga solo nelle ex aree industriali senza toccare il verde» (La Repubblica, 14 dicembre 2007).
Mi è venuto in mente un apologo che avevo sentito in televisione parecchio tempo fa. Lo si può prendere come un gioco ma fa molto riflettere.
Bisogna immaginare un grande bacino idrico da cui attingiamo ogni giorno acqua. Il primo giorno un pochino, il secondo giorno un po’ di più, e così via. Il nostro uso della risorsa è crescente e per essere più precisi aumenta in progressione geometrica.
È un gioco facile da fare ed è veramente impressionante. Ad esempio, una progressione geometrica è una serie di numeri del tipo 1, 2, 4, 8, 16, 32, ecc. Se proviamo a sviluppare i calcoli su 29 giorni ci accorgiamo che il risultato lascia senza fiato. Il primo giorno abbiamo attinto 1 metro cubo d’acqua ma il nostro consumo è salito in 29 giorni a oltre 268 milioni di metri cubi!
Il bello deve però ancora venire. Noi siamo tranquilli, perché sappiamo che il bacino idrico si è prosciugato solo della metà. Ma la domanda è: quanto tempo ci vorrà a prosciugarlo tutto? Ed è la risposta a lasciare attoniti: basterà un solo giorno a lasciarci senz’acqua!
Certo, è soltanto un’allegoria e si tratta pur sempre di stabilire qual è il valore reale di quel “giorno”: 10 anni? Cinquanta? Un secolo?
Per saperlo bisognerebbe calcolare a ritroso i ritmi di crescita e di consumo delle risorse, ma in ogni caso non sarà difficile accorgersi che il ragionamento di Mercalli è giusto: non bisogna rallentare, bisogna fermarsi, smettere di cementificare, preservare i suoli fertili, non per noi forse ma di sicuro per le generazioni future.
Poi, queste letture e riflessioni, mi han portato inevitabilmente a pensare a quel che succede a Fidenza. Se percorro via Togliatti, dall’incrocio con la Via Emilia (via XXIV Maggio) in direzione di Vaio e Ponte Ghiara, sulla sinistra, dove una volta c’era la campagna, ora sono sorti, fino ai piedi delle colline, nuovi insediamenti abitativi e un grande ospedale. Tutti quei terreni fertili sono stati soffocati da un diluvio di cemento e di asfalto.
Se prendo la direzione di Soragna, fino al casello dell’A1, fino all’Outlet (da cui hanno preso avvio queste considerazioni), se penso al milione di metri cubi di cemento che colerà su Bastelli, mi viene da chiedere: in futuro resterà un po’ di terreno agricolo nel territorio di Fidenza? L’espansione urbanistica continuerà in progressione geometrica o si arresterà, come è assolutamente necessario che accada fin d’ora?
Ho sentito un assessore che parlava del futuro insediamento produttivo di Bastelli come di un progetto bellissimo, eco-compatibile ad alti livelli.
Ho sentito un altro assessore che, a proposito dei troppi alberi abbattuti o sradicati in città, rispondeva che Fidenza è ben al di sopra dei parametri di legge per il verde urbano.
Chissà se hanno ragione loro?
Mi è tornato alla mente Maurizio Crozza che, citando De Gasperi, ricordava che un buon politico non pensa alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni.
I nostri amministratori sembrano tranquilli. Chissà a quale delle due cose stanno pensando?
Foto 1: l'urbanizzazione di Fidenza circa quarant'anni fa (la città era tutta dentro la linea rossa), quando il numero di abitanti era più o meno lo stesso di oggi
Foto 2: Fidenza e il suo territorio, visti dal satellite (mancano ancora il quartiere Europa e i futuri insediamenti di Bastelli).
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