lunedì 3 novembre 2008

Il partito del cemento

Ecco un'ottima lettura, adatta anche a tanti fidentini fiduciosi nelle "magnifiche sorti e progressive" del nostro borgo. Ho appena iniziato a leggerlo ed è davvero istruttivo o, se si vuole, sconvolgente. Parla soprattutto del "sacco della Liguria", ma lo si potrebbe, temo, ambientare tranquillamente anche qui da noi.

1 commento:

l'uomo del parco ha detto...

Il governo intende rilanciare l'economia. In una recente intervista il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi cita un detto francese per appoggiare il piano di rilancio del governo: "quand le bâtiment va, tout va"! (quando l'edilizia va, tutto va) dimenticando (o forse non sapendo) che si tratta di un detto di oltre 50 anni fa da contestualizzare al dopo guerra, quando si rendeva necessaria la ricostruzione delle infrastrutture devastate dai recenti bombardamenti. Il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, dal canto suo, insiste nei suoi discorsi sull'importanza dei "capannoni" . La legge che porta il suo nome e che permette di dedurre dalle tasse gran parte delle spese relative alla costruzione di queste orrende (a dire poco) strutture ha avuto come effetto immediato e innegabile la devastazione dei paesaggi italiani. Una Italia che da "bel paese" è diventata ormai una nazione da “quarto mondo” sotto al profilo ambientale. Il rilancio dell'economia secondo questo governo dovrebbe quindi passare dal cemento (con grande profitto per i produttori dello stesso) anziché sulla valorizzazione dei beni intellettuali, artistici e naturalistici di un paese che, sotto a questi profili, è potenzialmente uno dei più ricchi e attraente al mondo. Ma quando avremo insidiato gli ultimi tratti di territorio, le ultime spiagge, le ultime foreste e campagne, dopo quella nuova ondata di cemento cosa resterà all'economia del paese? Non saremo forse tornati da capo, ma con i nostri beni più preziosi in meno?
Se proprio non siamo pronti, nonostante il sintomo eloquente della crisi economica, a cambiare radicalmente il nostro stile di vita in una esistenza più sobria e saggia, perché non puntare almeno su di un vero piano di rilancio economico a lungo respiro, che guardi in faccia il futuro dell’umanità e del pianeta? Perché non puntare, per esempio, sui tanti beni artistici in attesa di restauro, sulla realizzazione di grandi parchi cittadini e naturali, sulla conversione dell’agricoltura intensiva e inquinante in agricoltura biologica di qualità, sulla riforestazione, su leggi che incentivino la produzione di materiali biodegradabili, sulla pulizia e il rinnovo dei mezzi di trasporto pubblico, sulla valorizzazione dei paesaggi e così via? Simili incentivazioni, oltre a produrre lavoro e ricchezza, migliorerebbero allo stesso tempo lo stato del territorio, la qualità della vita dei cittadini e renderebbero più appetibile il nostro paese ai turisti. Purtroppo, il “piano casa” del governo e la realizzazione delle cosiddette “grandi opere”, come per esempio il ponte sullo stretto di Messina, vanno in direzione esattamente opposta.