lunedì 27 ottobre 2008

I difensori del cemento che avanza

Ho letto su Nave Corsara il trattato apologetico del «giovane fidentino … automobilista soprattutto urbano» Alessandro Stefanini.
Prima di dir altro vorrei dargli il consiglio di comprarsi una bicicletta ed usarla per contribuire a contrastare, almeno in parte, con una riduzione delle emissioni di CO2, il continuo abbattimento di alberi in varie zone della città.
Entrando nel merito, mi occuperò di due delle numerose e complesse questioni che lui tratta, dato che di entrambe ho scritto in mie precedenti lettere alla redazione della stessa rivista telematica.
La prima riguarda quella che ho chiamato la «tangenziale fai-da-te». Mi fa piacere che il concittadino abbia già pronta la soluzione, o meglio che si esalti per la soluzione che avrebbe già in mente l’assessore Massari. Gli abitanti di Via Tasso, di Via Isonzo e di Via Piave saranno fin d’ora molto più tranquilli e soprattutto lo saranno i bambini e i genitori che frequentano la scuola elementare di Via Tasso e la scuola materna di Via Isonzo.
Via Illica, dunque, sarebbe la soluzione.
Vediamo un po’. Questo, nella foto satellitare tratta da Google Maps (come le successive), è il primo tratto di Via Illica, che corre a ridosso della massicciata ferroviaria della linea Fidenza-Salsomaggiore. La prima cosa che si nota è che non solo «non è una strada larghissima», ma è decisamente stretta.
La seconda cosa che si osserva è che non solo non è «occupata da baracche e capannoni», ma ci sono anche abitazioni, proprio sul bordo della carreggiata.


Vediamo ora il secondo tratto:




Come si vede c’è un grosso insediamento produttivo e la strada diventa ancora più stretta, a causa soprattutto degli alberi. È vero che a Fidenza si fa volentieri a meno degli alberi, ma…





Passiamo comunque ad esaminare il terzo tratto.
Nel punto 1 c’è una sbarra (si vede anche da satellite): la strada diventa privata.
Nel punto 2 c’è l’uscita dello strettissimo e basso sottopasso che immette in Via Tagliamento. Anche lì c’è una sbarra: la strada ridiventa pubblica. A ridosso della massicciata FS ci sono molte abitazioni. Sarebbe davvero contento il giovane fidentino, che forse abita proprio in una di quelle case, di avere a pochi passi, oltre alla ferrovia, anche la tangenziale sud? E ne sarebbero lieti i suoi vicini di casa?
Ma allarghiamo un po’ lo sguardo:



Come si vede, la prosecuzione di Via Illica gira a destra verso lo Stirone e un altro grande complesso abitativo-produttivo. Si può davvero pensare di far passare di qui la tangenziale sud, cioè un collegamento ad alta densità di traffico tra due arterie come la provinciale per Salso e la Via Emilia?
E se torniamo al dettaglio, si può davvero pensare che l’intersezione tra la futura tangenziale e la statale 9 possa essere realizzata nel punto indicato nella foto sotto col n. 1, dove Via Illica incrocia la Via Emilia, di fianco a un distributore, davanti a un quartiere residenziale, in prossimità di un centro ricreativo estivo parrocchiale, e a pochi metri dal ponte sullo Stirone?




E poi, quanto presto inizierebbero questi lavori per una soluzione che può essere solo transitoria? Nel frattempo Via Tasso e Via Isonzo e i bambini delle elementari e della materna continueranno ad avere la tangenziale sotto casa. E d’estate, per i prossimi tre anni, la strettissima ed esclusivamente residenziale Via Galvani farà quasi sicuramente parte integrante del sistema «tangenziale fai-da-te». Infatti, come si evince dall’oscuro, incomprensibile, «burocratichese» linguaggio adottato da Punto amico notizie a pag. 7, i lavori che si svolgono nell’area del mercato di Via XX settembre e zone limitrofe costituiscono solo un primo stralcio di un progetto che occuperà di certo anche le due prossime estati.
Oltretutto, gli interventi nell’area prevedono una non meglio precisata «sistemazione dell’immobile dove ha sede la Camera del lavoro». Io, eteronimo che ha già visto tante rovine, distruzioni e crolli, che non avrebbe voluto assistere alla distruzione della Casa Panini, non vorrei dover vedere in futuro anche il crollo della Casa dei lavoratori.
E qui veniamo alla seconda questione, quella della «palazzina di tre piani in via Baracca (che non ha occupato la strada, ma una sorta di parcheggio non regolato in piena curva, quindi parecchio pericoloso)». Ne ho parlato brevemente anch’io, insieme a De Sanctis, in un paio di occasioni.
Qui l’apologia diventa mistificazione. Non c’era affatto un parcheggio in piena curva in quel posto. La foto sotto ci mostra la situazione preesistente: la «nuova» centrale di distribuzione dell’acqua costruita negli anni ’60 al centro di un’ampia area verde, delimitata su due lati da filari di pioppi e da una siepe metallica. La strada, inoltre, è praticamente diritta.



Nel dettaglio riportato sotto, i due filari di alberi si distinguono ancor meglio, anche se quello sul lato di Via Palme era già stato violato, forse in vista dei futuri lavori, al tempo della foto.


Le foto che corredano il servizio di De Sanctis sono molto eloquenti e documentano la devastazione totale del filare su Via Baracca e il fatto che la costruzione si spinge ben al di là della linea costituita dal filare stesso e dalla preesistente siepe metallica, come dimostra chiaramente la posizione del pilone d’angolo che la sosteneva (indicato dalla freccia).

In altre parole, la zona ora si presenta più o meno così: il filare di alberi sul davanti cancellato e sepolto dal cemento, il boschetto verso Casa Rabaiotti è a ridosso dei muri del palazzo, che confinano direttamente con la strada, riducendo il marciapiedi a una striscietta strettissima, tutta l’area verde quasi interamente cementificata. Questa è un’approssimazione grafica. Aspettiamo l’aggiornamento di Google per controllare.



Intanto, però, bisogna dire quanto sia riprovevole in sé l’abbattimento di un edificio che rappresentava un pezzo della storia dello sviluppo di Fidenza, che non aveva alcun impatto ambientale e poteva semmai essere utilizzato per un percorso museale sulle tecnologie delle reti idriche. Spero che l’ingegner Vittorio Chiapponi e tanti altri, che hanno visto nascere quell’impianto modernissimo per l’epoca, non si rivoltino nella tomba.
Pubblicato da Nave Corsara il 25 Agosto 2008